(di Giampaolo Grassi)
Sono l'ultimo appuntamento elettorale
di peso prima delle politiche. Sei regioni andranno al voto in
questo 2025, con due governatori in scadenza che tengono sulle
spine il centrosinistra e il centrodestra: il campano Vincenzo
De Luca, del Pd, e il veneto Luca Zaia, della Lega. De Luca ha
già ingaggiato una battaglia con la segretaria del suo partito,
facendo approvare una legge regionale che gli consente di
puntare al terzo mandato, malgrado Elly Schlein gli abbia
ripetuto che non intende ricandidarlo. In questo scontro, la
leader Pd potrebbe trovare un inaspettato alleato nel governo,
che ha intenzione di impugnare la norma campana. Per Zaia la
questione riguarda soprattutto gli equilibri fra Lega e FdI:
entrambe le forze aspirano a indicare il successore alla guida
del Veneto.
Politica e regole, dunque, si intrecciano. La decisione del
governo di ricorrere contro la legge campana mischia i due
ambiti: politicamente, specie in FdI, c'è una contrarietà al
terzo mandato che, di fatto, viola le norme nazionali, ma
tecnicamente non sarà facile risolvere la questione con un
ricorso. Perché il rischio è di creare ancora più confusione:
"Il governo impugnerà la legge sul terzo mandato - ha anticipato
il coordinatore regionale di Forza Italia in Campania Fulvio
Martusciello - ma la Corte Costituzionale difficilmente riuscirà
a pronunciarsi prima delle elezioni regionali. Questo significa
che Vincenzo De Luca sarà candidabile, con il rischio concreto",
nel caso vinca le elezioni, "che a distanza di pochi mesi gli
eletti delle sue liste possano essere dichiarati decaduti".
Schlein dovrà risolvere il nodo giocando in casa, senza
aspettare l'aiuto esterno. Per la segretaria il problema non è
solo intestino, non riguarda esclusivamente il muro contro muro
con De Luca e il rischio di trovarlo in corsa contro il
candidato "ufficiale" del centrosinistra. La questione riguarda
anche il faticoso cammino di costruzione del campo largo. Per la
successione di De Luca, infatti, circola da tempo il nome di
Roberto Fico, del M5s. L'indicazione dell'ex presidente della
Camera potrebbe essere un tassello dell'accordo di coalizione
con il M5s, in vista di un'alleanza nazionale per le politiche
del 2027, quando ci sarà da contendere il governo al
centrodestra di Meloni. Per Zaia il tema è di coalizione. Pur
considerando "un'anomalia tutta italiana" i vincoli sul numero
dei mandati, al momento il governatore veneto sembra destinato
al passo indietro. Anche se ancora non è detta l'ultima parola:
"Se ci sarà la possibilità di ricandidarmi lo farò - ha detto
più volte - perché me lo chiedono i veneti".
Tutto si gioca sulla partita campana. "Se passa indenne la
legge del collega De Luca - ha spiegato Zaia nei giorni scorsi
- lui si garantisce altri due mandati. Quindi occorre una
dichiarazione formale su che cosa accadrà, altrimenti restiamo
al palo solo noi veneti". Intanto, nel toto successore, si
consuma lo scontro fra alleati, soprattutto fra la Lega, che
punta comunque a imporre uno dei suoi, e FdI che, forte del
primato nelle urne, ambisce alla guida del Veneto. Nelle altre
regioni al voto - Valle D'Aosta, Marche, Toscana e Puglia - solo
in Puglia c'è un governatore al secondo mandato, Michele
Emiliano, del Pd. Per la verità, anche lui ha lottato un po' per
il terzo giro. Ma, col passare dei mesi, sembra che abbia messo
nel conto di lasciare. "Il punto è politico - ha spiegato - Io
ho investito nella costruzione della generazione successiva e
questa generazione è pronta. Imporre il nome del presidente
uscente sarebbe un atto politicamente sbagliato. Io sono
dell'idea che politicamente sia necessario cambiare e per questo
mi tiro fuori. Anche perché vorrei evitare di farmi archiviare
dagli altri: voglio archiviarmi da solo. Deve finire bene".
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