"Sono assolutamente felice e
orgoglioso (del nuovo codice della strada, ndr) e per la
trentaduesima volta ricordo che non abbiamo alzato i limiti sul
consumo dell'alcol. Si può bere stasera ad esempio dopo il derby
a Roma e domani a Milano esattamente quello che si poteva bere
l'anno scorso con buon senso. Si può bere una birra o un buon
bicchiere di vino ma se si arriva alla quarta birra o al fiasco
di vino, non guidare". L'ha detto il segretario della Lega e
vicepremier Matteo Salvini in una diretta sui social.
Le Associazioni dei Familiari Vittime sulla strada e per la
mobilità attiva, "che si battono per la sicurezza stradale
replicano al Ministro dei Trasporti e chiedono meno parole al
vento e più politiche incisive per la sicurezza sulle strade.
Sosteniamo il fact checking di Asaps Associazione Sostenitori e
Amici della Polizia Stradale e Associazione Lorenzo Guarnieri
Onlus dopo le dichiarazioni fuorvianti del Ministro su una
presunta riduzione del 25% della mortalità stradale dopo sole
due settimane dall'entrata in vigore della riforma del Codice
della Strada". Così Movimento Diritti dei Pedoni APS, FIAB
Onlus, Fondazione Michele Scarponi Ets, Legambiente, Rete
Vivinstrada, Genitori ECOattivi, Modena30, Marco Pietrobono
Onlus, Angeli Sconosciuti, no profit, AdQ Collina della Pace
ODV, Odissea Quotidiana, Hub.MAT APS. "Pur essendo presto per
qualunque valutazione, sui dati di mortalità stradale non si
gioca ed è grave usare evidenze parziali per comodità politica.
La replica del Ministro è peggiore del buco, poiché dimostra di
usare dati incompleti spacciandoli per generali, facendo quindi
disinformazione, o, anche peggio, di non conoscere come vengono
raccolti i dati sull'incidentalità stradale - aggiungono -
Appare fuori luogo l'accusa di svilire l'opera delle forze
dell'ordine, quando da tempo si chiedono maggiori controlli e
soprattutto maggiori risorse, negate dalle politiche di governo
nonostante le note carenze di organico. Non solo, il MIT ha
usato verso chi ha svolto un necessario lavoro di verifica da
fonti pubbliche, un approccio al limite dell'intimidatorio,
lamentandone l'ufficiosità e richiamando ad approfondimenti
legali non meglio definiti. I dati sono necessari per avere
contezza di un fenomeno grave che conta 3000 vittime e 200.000
feriti l'anno; e se si vogliono realmente misurare gli effetti
delle politiche in essere. L'attuale situazione mostra invece
l'incapacità di ben due Ministeri, Interni e Trasporti, di
fornire dati attendibili, completi, pubblici e aggiornati su
scontri stradali e vittime. Mostra inoltre assenza di
responsabilità nelle comunicazioni da parte dei membri delle
istituzioni che hanno il dovere di fornire informazioni accurate
e non di trarre conclusioni affrettate, parziali e strumentali.
Dal Ministero, le vittime sulla strada vengono non solo ignorate
e strumentalizzate, ma anche nascoste sotto il tappeto". Per le
associazioni "la riforma del Codice della Strada ha perso
un'occasione per dare all'Italia politiche reali sulla sicurezza
stradale e ha ignorato tutte le richieste delle Associazioni
delle Vittime sulla strada ascoltate in audizione alla Camera e
in Senato. Le stesse vittime che il Ministro usa strumentalmente
nelle sue dichiarazioni. Le dichiarazioni politiche sono in
contraddizione con la realtà dei fatti: dal Ministero sono
arrivati tagli per centinaia di milioni di euro alla sicurezza
stradale e alle infrastrutture di mobilità attiva e trasporto
pubblico; e i decreti ministeriali contro Città30 e autovelox
hanno reso ancora più difficile in Italia salvare vite,
soprattutto in ambito urbano, dove muoiono i tre quarti delle
vittime totali. Esortiamo il Ministero dei Trasporti a rivedere
le posizioni obsolete dell'intera riforma del Codice della
Strada, che affossano la prevenzione e la mobilità attiva. Si
aggiorni e lavori per una riscrittura, ancora aperta dalla
delega al Governo, e per rivedere i decreti, intervenendo sulla
velocità, grande assente e maggiore responsabile dei morti.
Saremo felici quando vedremo ridursi la mortalità anche in
Italia, come avviene già in altri Paesi con ben altre politiche
e approcci al problema".
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