'Se l'arte è lo specchio della vita io sono lo specchiaio'. Al grido del suo motto, i quadri specchiati di Michelangelo Pistoletto arrivano a New York alla Lévy Gorvy Dayan. 'To Step Beyond' (16 gennaio-29 marzo 2025) è la rassegna organizzata in collaborazione con Galleria Continua che esplora la produzione dell'artista italiano ultranovantenne considerato tra i maggiori esponenti del movimento dell'Arte Povera.
Si tratta della prima rassegna significativa di Pistoletto a New York dal 2020 che pone particolare attenzione a dipinti e sculture che coprono la sua produzione a partire degli anni '60, quando cominciò appunto ad usare gli specchi per la sua arte.
"Con i miei quadri specchiati ho aperto una prospettiva globale - ha spiegato Pistoletto all'ANSA in riferimento al titolo, To Step Beyond -. Con l'arte moderna si è sviluppato un muro, essa si è isolata dal mondo, ha creato come un cubo difficile da penetrare. Lucio Fontana con i suoi 'Buchi' ha iniziato a forare questo muro, io con i quadri specchiati ho aperto una prospettiva globale e ho abbattuto il muro".
L'artista ha anche sottolineato che ha buttato giù questo muro senza toccarlo grazie alla prospettiva degli specchi. "Vedo davanti e indietro - continua - e tutto intorno, è una visione circolare, come se avessi gli occhi dietro la nuca, e pongo l'essere umano al centro dell'esistenza". Tra le opere in mostra a New York, 'Uomo di schiena' (1961), tra le prime sperimentazioni con l'uso degli specchi, 'QR Code Possession - Autoritratto' (2019-2023), 'La Venere degli Stracci' (1967-2019), la serie 'QR Code Possession' (2023), 'Breccia nel grande muro' (2024) ed esposta per la prima volta, 'Color and Light' (2024).
"È una sequenza di immagini - ha detto Pistoletto - che si sviluppano in se stesse come pagine di un libro, ogni pagina ha una cornice che nasce della spaccatura dello specchio che a sua volta crea degli impulsi controllati". In questo ciclo l'artista introduce nello specchio chiaro e nello specchio scuro un nuovo elemento, la juta. Questo materiale riconnette la superficie specchiante alla tela del suo primo periodo, quando iniziò come pittore usando una tela di juta dipinta.
Nelle sue parole, Pistoletto è anche uno 'step beyond', un passo avanti, anche rispetto alla street art: anche quest'ultima, infatti, crea muri, e prende lo spunto per parlare anche del concetto di metaopera, ossia memorie che arrivano e dalle quali ne scaturiscono altre. È l'oltre dell'oltre, quindi l'eternità, e anche un modo per dire che l'arte non va in pensione. È espressione della sua metaopera la mostra, 'Metaworks', inaugurata lo scorso novembre alla Reggia di Caserta: prende il nome dall'opera Metawork-United Portraits ed esplora le riflessioni rivoluzionarie dell'artista su arte e società, offrendo un viaggio nel concetto visionario di metamorfosi e interconnessione.
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