Il tribunale di Como ha condannato a 11 anni di carcere Said Cherrah, 26 anni, il marocchino di Broni (Pavia) che lo scorso 9 dicembre, evaso dagli arresti domiciliari, aveva affrontato l'ex fidanzata nel posteggio di un centro commerciale di Giussano (Monza Brianza) colpendola con una coltellata alla schiena.
La sentenza riguarda un precedente episodio, quello per il quale Cherrah si trovava ai domiciliari in attesa di giudizio: la mattina del 21 novembre del 2023 aveva acquistato un flacone di acido muriatico in un supermercato del Pavese, poi si era presentato all'esterno della ditta di Erba (Como) in cui lavorava la ex - 24 anni, lei pure di nazionalità marocchina, con la quale la relazione si era interrotta nell'agosto del 2022 - aggredendola e rovesciandole sul volto il contenuto del flacone. Subito soccorsa dai passanti, la giovane era stata ricoverata in ospedale con una prognosi di 20 giorni, mentre l'uomo era stato arrestato e trasferito in carcere.
Già allora, dopo l'arresto, era stato possibile ricostruire una lunga sequenza di episodi di analoga violenza, di percosse, di minacce pronunciate anche davanti ai militari che nei mesi precedenti avevano raccolto le denunce della ragazza (ad esempio "portatemela qua che devo ammazzarla", frase detta brandendo un cric il 21 agosto del 2022 dopo un'aggressione avvenuta nel Comune di Merone e sventata solo grazie all'intervento di una donna che aveva aperto alla vittima la porta di casa).
In realtà i toni non sono mutati neppure in tribunale, a Como, nel corso dell'ultima udienza. Cherrah - per il quale il pm aveva chiesto 12 anni - ha più volte interrotto il dibattimento fino a costringere il presidente del collegio a disporne l'allontanamento dall'aula. Trattenuto a fatica dagli agenti della polizia penitenziaria, l'imputato si è nuovamente scagliato contro la ex fidanzata che, reduce dal ricovero per l'accoltellamento dello scorso dicembre, si è presentata in aula su una sedia a rotelle: "Se ti prendo ti ammazzo, tanto prima o poi esco", ha gridato lui in italiano, rincarando poi le stesse minacce anche in arabo.
Sollecitata dal tribunale, la ragazza ha tradotto così le sue parole: "Perché non sei morta? Devo ucciderti, tanto fra tre anni esco". Davanti ai giudici Cherrah ha sventolato alcuni fogli: "Se fossi davvero un mostro come dite e come i giornali dicono, perché lei mi avrebbe scritto 15 lettere?".
Poi si è rivolto al pm: "Lei - gli ha gridato - non mi guardi così". Alla fine il marocchino è stato riconosciuto colpevole di stalking e del reato di "deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso". Il suo difensore aveva inutilmente invocato una perizia psichiatrica: "Il mio assistito non è in grado di gestire sé stesso e oggi l'abbiamo visto - aveva detto in aula -. Non ascolta il suo avvocato, non ascolta i provvedimenti, ha una tara mentale che andrebbe analizzata". Ora si attende l'esito dell'indagine avviata dalla Procura di Monza sull'accoltellamento di Giussano, episodio per il quale Cherrah potrebbe presto tornare davanti ai giudici di un Tribunale.
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