"Giovani problematici? Violenti? Mica tutti. E poi non dimentichiamoci che li abbiamo educati noi quindi dovremmo guardare anche alle cause e non solo agli effetti. Magari abbiamo sbagliato sul come li abbiamo educati". E' l'invito, ma anche spunto di riflessione, che Gherardo Colombo ha rivolto ai genitori e, più in generale agli adulti, approfittando del palco del teatro di Porto San Giorgio (Fermo) dove ieri l'ex magistrato, protagonista, insieme al collega Antonio Di Pietro, di Mani Pulite, la maxi inchiesta su Tangentopoli, ha presentato il suo libro "Anche per giocare servono le regole. Educare alla legalità".
Colombo è impegnato da anni a diffondere proprio la legalità tra le nuove generazioni e ieri, dinanzi a una platea dove purtroppo i ragazzi si contavano sulle dita di una mano, ha spaziato dalle nuove generazioni alla scuola, dalla giustizia alle regole. Parole d'ordine pari dignità e Costituzione "che è la prima delle regole. E queste non sono un obbligo ma uno strumento. Se solo ci chiedessimo come salvarci, allora la rispetteremmo. Ma serve conoscerla e capirla". Regole, appunto, che spesso fanno rima con leggi. Per l'ex magistrato quelle palesemente ingiuste, come quelle razziali, o "se il Parlamento introducesse la pena di morte, sarebbe una legge da osservare? Il progresso spesso è passato dalla trasgressione" ha detto Colombo facendo gli esempi di Galileo Galilei e Rosa Parks.
Spunti di riflessione anche sulla magistratura: "Un giudice è un essere umano, può sbagliare. Per questo motivo ci sono i tre gradi di giudizio, una garanzia" per poi chiudere con una considerazione sul presente: "Temo che si torni ad apprezzare le gerarchie"
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