"Il prezzo per chi si espone è molto alto, ma non possiamo lasciarci paralizzare dalla paura" dice Susan Sarandon al Museo di Storia Naturale di Milano, alla prima assoluta mondiale dell'installazione Breathtaking, ideata e realizzata dal fotografo Fabrizio Ferri per denunciare l'effetto devastante delle plastiche e delle microplastiche negli oceani.
L'attrice premio Oscar e attivista americana è una delle star, insieme a Helena Christensen, Misty Copeland, Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg, Gala Gonzalez, Julianne Moore, Bridget Moynahan, Carolyn Murphy, Isabella Rossellini e Naomi Watts, ritratte come se fossero asfissiate dalla plastica. Al centro dell'opera, a sottolineare il legame tra inquinamento e conseguenze, una bara trasparente piena d'acqua. "Ho partecipato perché era importante farlo - dice la celebre attrice americana, che non dimostra affatto i suoi 79 anni - gli oceani sono l'inizio dell'umanità e se scompaiono, spariamo anche noi.
E' importante capire quanto le nostre vite siano inquinate dalle nanoplastiche, che sono finite persino nel latte materno e nel cibo che mangiamo ogni giorno. Dobbiamo affrontare questo problema e farlo con urgenza, perché la plastica passerà dai 500 milioni di tonnellate di oggi a 1,2 miliardi di tonnellate nei prossimi anni e tutti noi abbiamo il potere di chiedere un cambiamento, se non vogliamo finire nella bara esposta al centro della mostra". "La forza letale della contaminazione dei mari e degli oceani che causiamo con la plastica e le microplastiche - aggiunge Fabrizio Ferri - non uccide solo gli oceani, stiamo uccidendo noi stessi". Tutto questo è anche frutto del capitalismo:
"E' evidente - sottolinea la protagonista di film come Thelma e Louise - che non funziona, che abbiamo bisogno di un'alternativa, di un nuovo sistema, perché vediamo la classe media scomparire e i ceti inferiori che lottano per sopravvivere, ma per fare questo ci vogliono tanti anni e noi dobbiamo impegnarci sui problemi ora". Nella sua carriera, Sarandon non ha mai temuto di esporsi, tanto che nel 2018 è stata arrestata per aver partecipato a Washington a una marcia contro la "tolleranza zero" di Donald Trump sull'immigrazione e a fine 2023 l'agenzia Uta l'ha scaricata per le sue dichiarazioni filopalestinesi.
A chi le chiede se oggi si senta intimidita, risponde commossa che non si tratta di aver coraggio, è solo che "non potrei fare altro, oggi in America c'è un clima di grande intimidazione e per questo bisogna farsi sentire: non possiamo permetterci il lusso di arrenderci, di mollare. Non significa non aver paura, ma credere che l'umanità - conclude - sia più forte".
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