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Rubini, il mio Leopardi un veggente pop e contemporaneo / Video

Rubini, il mio Leopardi un veggente pop e contemporaneo / Video

Con Maltese, Buscemi, Caccamo, Boni, Cervi, il 7-8 gennaio su Rai1

ROMA, 02 gennaio 2025, 19:07

di Nicoletta Tamberlich

ANSACheck
LEOPARDI - Il poeta dell 'infinito” di Sergio Rubini - RIPRODUZIONE RISERVATA

LEOPARDI - Il poeta dell 'infinito” di Sergio Rubini - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Un poeta, uno scrittore, un filosofo e un intellettuale incompreso ai suoi contemporanei: un veggente pop. Arrivò ad affermare che parlava agli uomini del Duemila. Noi siamo il futuro di Leopardi e penso che il pensiero leopardiano sia oggi più che mai contemporaneo. Perciò mi sembrava giusto raccontare un Leopardi inserito nella contemporaneità". Sergio Rubini ha tolto la gobba a Leopardi nella miniserie evento, in onda in due prime serate su Rai1 martedì 7 e mercoledì 8 gennaio, 'Leopardi - Il poeta dell'infinito', con protagonista l'ottimo Leonardo Maltese nel ruolo del poeta di Recanati (Rapito di Marco Bellocchio, Il signore delle Formiche di Gianni Amelio), Giusy Buscemi che interpreta l'amata Fanny Targioni Tozzetti, emblema dell'amore irraggiungibile magnificato nei suoi versi. E ancora Cristiano Caccamo è l'amico Antonio Ranieri, Alessandro Preziosi alias Don Carmine (filo conduttore della serie) e Fausto Russo Alesi nei panni di Pietro Giordani, amico e mentore del poeta. Una coproduzione Rai Fiction - IBC Movie - Rai Com - Oplon Film, presentata in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, e quindi in un incontro con la stampa nella sede Rai di Viale Mazzini con il regista (che ha collaborato alla scrittura con Carla Cavalluzzi, Angelo Pasquini) insieme al cast, alla direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati e il produttore Beppe Caschetto.

"Abbiamo cercato un respiro più ampio, raccontando spunti meno noti, il Leopardi comico, quello delle Operette morali, l'appassionato della bellezza. Un uomo dotato e animato da un fortissimo vitalismo, più che altro frutto della sua voglia di rivincita, a tutti i costi", ha spiegato il regista. "Riscoprirlo da adulto è stata una grande sorpresa, ho compreso che dietro quella figurina che ci era stata venduta a scuola si nascondeva un personaggio molto più complesso, che è stato perennemente tirato per la giacchetta da tutti i fronti della politica. Leopardi viveva con un piede nel passato perché vi trovava sempre al centro l'uomo. La sua più grande preoccupazione è sempre stata il singolo felice. Non riusciva a immaginare masse ciniche che non partissero da singoli felici. E questo mette in campo il tema, attuale, di un umanesimo di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento in cui la tecnologia rischia di fagocitarci". Il poeta nutriva molti "sospetti nei confronti del fervore che, già ai suoi tempi, esisteva nei confronti della società delle macchine, ma Leopardi si preoccupava dell'essere umano. Basti pensare all'attuale intelligenza artificiale e al pensiero di Musk", è la riflessione di Rubini. La sorpresa più grande nel pensiero leopardiano? Per Leonardo Maltese che interpreta il poeta, "Leopardi era un giovane ma aveva uno sguardo ampio, mille colori, sentiva di più, guardava, oltre, era moderno, rivoluzionario e sensibile e anche un sognatore, sentiva le sofferenze. Poi ha anche sofferto tanto ma non dimentichiamo la sua vitalità. I suoi sono temi comuni a tutti gli adolescenti. Lui amava la vita, ha amato ma è stato anche amato, anche se non ricambiato da Fanny. Non avrei mai pensato di poter essere in grado di recitare l'Infinito, La Ginestra è un trattato, mi sono molto emozionato".

Preziosi ha sottolineato: "Sono grato a Sergio per il personaggio che mi ha affidato. I giovani scopriranno chi ha aperto la via della parola". E Valentina Cervi: "Quando Sergio mi chiama so già che mi proporrà un personaggio scomodo. Mi fece leggere un passo dello Zibaldone in cui Leopardi raccontava di sua madre… Mi chiesi, da dove lo prendo questo ruolo? Era una donna schiava della cristianità bigotta, era vittima di questa dimensione e ho provato una profonda tenerezza". "Quando ho letto la sceneggiatura - ha detto Alessio Boni - mi ha conquistato. Il conte Monaldo Leopardi è autoritario, duro, discendente di una nobiltà che non era più quella di Giacomo, in un'epoca in cui non si davano abbracci né carezze, sognava una carriera ecclesiastica per il figlio, gli ha messo a disposizione una gigantesca libreria. Ma Giacomo era veloce, andava avanti, in un'Italia ancora in divenire, di fronte alle costrizioni genitoriali finisce per esplodere, proprio per evitare di implodere. Giacomo a 15 anni conosce il greco, il tedesco, l'inglese, lo spagnolo e scrive in ebraico. Ha un talento innato". Pe Giusy Buscemi, "Fanny è stata consegnata alla storia da Leopardi come Aspasia, una donna che si è presa gioco di lui. Per me è stato bello scoprirne l'afflato romantico. Era coltissima, ricca di interessi. Sergio ci teneva all'uso della ricercatezza delle terminologie che usavano. La novità è il tema del rifiuto, rifiutare Giacomo e amare Antonio Ranieri. C'è un desiderio molto malinconico in lei, un desiderio di desiderare, ma erano amici loro tre, Fanny era per i tempi una donna modernissima. Mi relaziono molto con questa inadeguatezza e credo sia lo stesso per molti giovani".

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