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I 30 anni di Sylla: 'Che rabbia le file per la cittadinanza'

I 30 anni di Sylla: 'Che rabbia le file per la cittadinanza'

La pallavolista oro a Parigi si racconta a Vogue

ROMA, 08 gennaio 2025, 18:49

Redazione ANSA

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Myriam Sylla © ANSA/AFP

Myriam Sylla © ANSA/AFP

"Dovevo andare in questura a Lecco per rinnovare il permesso di soggiorno, e questo significava arrivare alle 5 del mattino, mettersi in coda per scrivere il proprio nome su un foglio che, se già troppo pieno, ti costringeva a tornare il giorno successivo e fare tutto daccapo".

E' un passaggio dell'intervista nella quale Myriam Sylla, ex capitana della Nazionale italiana di pallavolo, 30 anni oggi, si racconta a Vogue Italia. Medaglia d'oro alle Olimpiadi di Parigi 2024, affronta vari temi: dalle file per il permesso di soggiorno, alla bulimia, dall'amore per la famiglia a quello per i piercing, fino alla lettura di alcune pagine del suo diario.
    "Inizialmente i miei genitori erano titubanti, ma dal momento in cui hanno compreso che lo sport era il mio sogno, lo hanno sempre appoggiato - dice parlando della famiglia - Non ci hanno visto il possibile guadagno, oppure la realizzazione di un loro personale progetto sportivo frustrato, come spesso capita con i giovani atleti. E questo, retrospettivamente, mi colpisce perché le condizioni economiche e il Paese in cui sono cresciuti non hanno permesso loro di esaudire molti desideri".


    I problemi legati ai ritardi nel concedere la cittadinanza italiana sono un suo grande cruccio: "Seguo su TikTok persone della mia generazione che ancora non hanno il passaporto italiano e questo mi fa uscire di testa. Non esiste che, nel 2024, ci siano ragazzini e ragazzine che non possano completare la propria identità. Sono nati qui, cresciuti qui, mangiano e parlano italiano, eppure viene detto loro: 'Eh no, siete nigeriani'. Magari non sanno niente del Paese di origine dei loro genitori, o magari sì... Ma chi se ne frega?!".
    Sylla racconta anche di aver sofferto di bulimia: "Quando sono andata via di casa per giocare a pallavolo, lontana dalla famiglia e dalla stabilità, ho iniziato a vomitare dopo mangiato. Come me, un'altra compagna. Io lo sapevo che era sbagliato. Abbiamo cercato di aiutarci a vicenda per smettere. E per fortuna, quando la mia tutor intuì cosa stava succedendo, tolse le chiavi dalla porta del bagno". 
   

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