L'esercito della Birmania ha
incrementato la violenza contro i civili raggiungendo l'anno
scorso livelli senza precedenti, con il più alto numero di
vittime civili dal colpo di stato che lo ha portato al potere il
primo febbraio del 2021: lo ha riferito oggi l'Ufficio per i
diritti umani delle Nazioni Unite.
Secondo i dati dell'Associazione per l'assistenza ai
prigionieri politici (Aapp) - citati dall'Onu - almeno 6.231
civili sono stati uccisi dall'esercito, tra cui 1.144 donne e
709 bambini, negli ultimi quattro anni. Nel 2024, sono state
uccise almeno 1.824 persone, tra cui 531 donne e 248 bambini, in
netto aumento rispetto al precedente picco di 1.639 decessi
verificati nel 2023.
Per l'Alto commissario dei diritti umani delle Nazioni Unite
Volker Türk, "è profondamente angosciante scoprire che la
situazione per i civili sta solo peggiorando di giorno in
giorno". "Anche se il potere dell'esercito diminuisce, la
portata e l'intensità delle loro atrocità e violenze" si è
ampliata. "Questa crisi dei diritti umani creata dall'esercito
ha causato indicibili sofferenze attraverso attacchi
indiscriminati contro i civili, negazione degli aiuti umanitari
e sistematiche violazioni dei diritti umani.
Un'analisi del conflitto descrive inoltre atti di estrema
brutalità e sottolinea come l'esercito abbia lanciato ondate
successive di attacchi aerei e abbia bombardato con
l'artiglieria i civili, costretto migliaia di giovani al
servizio militare, arrestato molte persone, causato sfollamenti
di massa e negato l'accesso agli aiuti umanitari.
Oggi, intanto, la giunta militare birmana ha esteso di sei
mesi lo stato di emergenza che sarebbe dovuto scadere a
mezzanotte, rinviando ulteriormente le elezioni.
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