Cresce ancora la quota di cibo che si
butta nella spazzatura e scende sempre di più l'attenzione alle
buone pratiche. In totale, considerando tutta la filiera, lo
spreco alimentare in Italia presenta un conto salato di 14,1
miliardi di euro per 4,5 milioni di tonnellate di prodotti
sfiorando i 140 euro a testa l'anno (139,71) contro i 126 euro
di un anno fa. A preoccupare è il segnale negativo che arriva
dalle nostre case con un costo di 8,2 miliardi di euro sul
totale del costo dello spreco di filiera.
Questa la fotografia scattata nel Rapporto 'Il caso Italia'
2025 dell'Osservatorio Waste Watcher International, elaborazione
Ipsos/Università di Bologna, in vista della 12/a Giornata
nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, il 5 febbraio,
fondata dalla campagna Spreco Zero. Giornata che lancia il
countdown verso l'obiettivo Onu 2030 di dimezzare lo sperpero di
cibo: "A quella data - spiega il direttore scientifico Waste
Watcher e della Giornata, di cui è anche ideatore, Andrea Segrè
- lo spreco si dovrà attestare a 369,7 grammi settimanali, e per
fare questo dobbiamo tutti tagliare, ogni anno, da qui al 2029,
circa 50 grammi di cibo a settimana a testa". Che tradotto in
pratica significa un quarto di mela in meno nel bidone ogni
settimana, o un quarto di bicchiere di latte in meno gettato
negli scarichi, o una rosetta di pane in meno nell'umido.
Un impegno urgente se ogni giorno, rileva il Rapporto,
vengono dissipati sul territorio nazionale 88,2 grammi di cibo a
testa, pari a 617,9 grammi a settimana pro capite, in crescita
rispetto agli 81gr. al giorno e i 566,3gr. a settimana di un
anno fa. A guidare la hit nefasta dello spreco sono frutta
fresca (24,3 grammi settimanali) e pane (21,2 grammi), che hanno
superato verdure (20,5 grammi), insalata (19,4 grammi), cipolle,
aglio e tuberi (17,4 grammi).
E se da una parte si spreca, dall'altra si allontana
l'accesso al cibo sano e sostenibile: l'indice Fies di
insicurezza alimentare 2025 sale del 13,95% (era +10,27% nel
2024). L'impoverimento alimentare delle famiglie italiane
colpisce soprattutto al Sud (+ 17%) e al Centro (+15%), le
stesse aree dove si spreca più cibo nelle case (il Sud +16% con
713,8 grammi pro capite settimanali, e il Centro +4% con
640gr.). A sorpresa sprecano soprattutto le fasce sociali più
deboli (+26% rispetto alla media), ma si butta anche tanto nei
piccoli centri (+12%) e nelle famiglie senza figli (+16%). A
pesare sulla bilancia degli sprechi, in questi casi, "è la
deperibilità del cibo più economico, ma di minore qualità". Più
virtuosi al Nord con uno spreco medio di 526,4 grammi per
cittadino.
Per le buone pratiche, il coordinatore del Rapporto, Luca
Falasconi, docente Università di Bologna, invita a scaricare la
app dello Sprecometro: "L'obiettivo è ambizioso ma ogni piccola
azione conta", dice.
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