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Il cardinale Tolentino, 'l'arte può renderci persone migliori'

Il cardinale Tolentino, 'l'arte può renderci persone migliori'

Prefetto della Cultura: 'Siamo testimoni e non solo spettatori'

CITTÀ DEL VATICANO, 05 febbraio 2025, 12:06

Redazione ANSA

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(v. 'Una nuova stagione per il Giornale dell'Arte' delle 12.02) "Un'opera d'arte non solo può rendere una persona migliore. Può, se vogliamo, trasformare la morfologia del mondo". Lo sottolinea il Prefetto del Dicastero vaticano dedicato alla Cultura, il cardinale José Tolentino de Mendonça, in una intervista del direttore Luca Zuccala a "Il Giornale dell'Arte".
    Il rapporto tra la Chiesa e l'arte, tra il Vaticano e la cultura, ha radici lontane. Pensiamo alle opere custodite da secoli nelle chiese. Ma negli ultimi tempi questo rapporto si è intensificato in chiave contemporanea. "La missione dell'arte è testimoniare. L'arte è un documento dell'umano come lo sono le nostre ossa", dice nell'intervista il cardinale portoghese.
    Poi svela un ricordo molto intimo, anche in questo caso legato all'arte: "Quando ho visitato la Cappella di Saint Benedict a Sumvitg, in Svizzera, progettata da Peter Zumthor, ho pianto a lungo, con le lacrime di un bambino. Non sapevo fino a quel momento che è di piccole cose che si compone il miracolo". Quindi cita l'opera di due artisti che stanno collaborando in questo momento con il Dicastero per la Cultura e l'Educazione: 'l'albero di parole' che Marinella Senatore ha installato nel Carcere di Rebibbia in occasione dell'inaugurazione della Porta Santa, aperta dallo stesso Papa Francesco il 26 dicembre scorso, e il lavoro con cui Yan Pei-Ming inaugurerà in questi giorni, in concomitanza con il Giubileo degli artisti, lo Spazio Conciliazione 5, sempre in rapporto con la comunità carceraria.
    Sottolineando anche la vicinanza di Papa Francesco con il mondo degli artisti, che ha incontrato più volte e tornerà ad incontrare il 17 febbraio negli Studi di Cinecittà, il cardinale Tolentino conclude: "Viviamo in un'epoca dominata dall'esplosione del digitale e dal trionfo delle tecnologie di comunicazione a distanza, in cui lo sguardo umano è sempre più differito e indiretto, correndo così il rischio di rimanere distaccato dalla realtà stessa. La contemporaneità preferisce metaforizzare lo sguardo. Vedere con i nostri occhi, però, conferisce alla visione uno statuto unico, poiché ci coinvolge direttamente nella realtà e ci rende non spettatori, ma testimoni. Questo è ciò che accomuna l'esperienza religiosa con l'esperienza artistica: in entrambe è valorizzata l'implicazione totale del soggetto".
   

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