"Io so che Calamucci girava con
questi fogli con tutti i lavori da fare e aveva dei lavori che
si chiamavano 'Per i cugini israeliani'". Lo ha messo a verbale
Giulio Cornelli, uno degli esperti informatici arrestato lo
scorso 25 ottobre assieme, tra gli altri, all'ex superpoliziotto
Carmine Gallo, morto il 9 marzo, e all'hacker Nunzio Samuele
Calamucci nell'inchiesta su Equalize e sulle presunte
cyber-spie.
Come risulta dall'interrogatorio di novembre, Cornelli, la
cui misura è stata attenuata in obbligo di dimora, ha risposto
anche ad alcune domande dei pm su presunti rapporti tra il
gruppo di via Pattari e servizi segreti israeliani. L'ultimo
"lavoro" che venne fatto per i "cugini israeliani", ha spiegato
Cornelli, riguardava "un'azienda che forniva del materiale ad
Hamas". Però, ha chiarito Cornelli, soprannominato "John
Bologna" che avrebbe avuto solo un ruolo operativo di
assemblaggio dei report, per lui molti di questi sospetti legami
con i servizi "erano sempre robe fumose".
Sembrava, ha aggiunto, "che fossero diciamo dei lavori di
tipo o investigativo o commerciale". Ha messo a verbale anche
che "nell'estate del 2022 mi hanno fatto fare dei report su dei
fornitori o clienti di Eni" e poi pure "su Armanna e Amara",
grandi accusatori del gruppo petrolifero nel processo
Eni-Shell/Nigeria finito con tutte assoluzioni.
Sempre Cornelli ha parlato di "una chiavetta dove c'erano dei
file che dovevano essere degli archivi di Gallo, c'era un file
di Pazzali dove c'erano dei word con la descrizione di vari
personaggi, e c'erano anche dei file tipo Abu Omar, Brigate
Rosse, varie robe". Con quelli avrebbero creato un proprio
aggregatore di dati interno, chiamato "Beyond Internal Risk". E
ancora: "Calamucci diceva che loro avevano tante cose di Gallo
di fascicoli, che io non ho mai visto, cioè che derivavano dalla
sua esperienza in Polizia e che quindi c'era una conoscenza che
ci dava un vantaggio commerciale".
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