GABRIELLA AMBROSIO, IL GARBUGLIO DI
GARLASCO.
UN PERFETTO COLPEVOLE E L'OSTINATA RICERCA DELLA VERITÀ,
(RUBBETTINO, PP. 180, € 18,00)
"C'era già scritto tutto nel mio libro 'Il garbuglio di
Garlasco'. Di nuovo, c'è solo il sussulto di una Procura. Ma i
fatti incontestati, le perizie, i rapporti di polizia, le
intercettazioni, le testimonianze che non combaciavano, le
memorie e le contromemorie, i vuoti di un paese, i salti logici
ingiustificati e il dubbio - il ragionevole dubbio - erano già
tutti dentro questo libro, che non dava sentenze, ma diceva al
lettore: le cose sono più complesse di quel che sembra". È il
commento a caldo di Gabriella Ambrosio, autrice del libro 'Il
garbuglio di Garlasco', pubblicato da Rubbettino nel 2022 e
presentato nell'edizione di quell'anno del Salone del Libro di
Torino, alla notizia della riapertura delle indagini su una
vicenda che, a quanto pare, è tutt'altro che conclusa. Che vi
fosse un possibile coinvolgimento di Andrea Sempio e che
l'archiviazione della sua posizione da parte della procura di
Pavia fosse stata quanto meno frettolosa era già scritto lì - fa
notare l'editore - a chiare lettere.
"È un libro che nasceva dal dubbio e che rimaneva un libro
del dubbio fino alla fine, ma metteva nero su bianco su quanto
risultava dalle carte giudiziarie e accendeva un faro sulle
troppe dimenticanze. Un libro mai contestato in alcun dettaglio,
che aveva raccontato proprio la storia che ora comincia a
svelarsi. Un libro scritto avendo in mente un lettore che non
era mai stato in un'aula di tribunale e che i delitti di cronaca
li aveva conosciuti solo sui giornali, quindi un libro attento a
spiegare i passaggi più tecnici, eppure sorprendentemente molto
letto e diffuso fra quanti nei tribunali o dei tribunali vivono"
afferma Ambrosio.
Il garbuglio di Garlasco non indica un colpevole né
rappresenta una difesa d'ufficio di Alberto Stasi; prova
piuttosto a far emergere come tutta la vicenda giudiziaria sia
gravata di incongruenze e interrogativi rimasti ancora senza
risposta. "Quello che però il libro mette in evidenza è
l'influenza che la percezione pubblica ha avuto sull'esito
giudiziario. Alberto Stasi è stato dipinto fin da subito come
'il bocconiano dagli occhi di ghiaccio', un'immagine che ha
plasmato la percezione collettiva ben prima dell'esito
giudiziario. Il suo atteggiamento impassibile, la sua rigidità
nelle interviste e la sua freddezza apparente sono diventati,
per molti, la prova di una colpevolezza inevitabile" dice
l'editore.
Nel libro si sottolinea come il processo mediatico abbia
preceduto quello giudiziario, creando un'associazione automatica
tra il comportamento di Stasi e l'idea di colpevolezza. Il volto
inespressivo, la postura controllata, il rifiuto di mostrare
emozioni in pubblico sono stati considerati più significativi di
elementi oggettivi come l'assenza di un movente chiaro e
dimostrabile o la contraddittorietà di alcune prove, tra cui le
tracce sui pedali della bicicletta, il cui ritrovamento è stato
oggetto di dibattiti tra periti.
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