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Lucio Corsi, l'underdog che mette d'accordo tutti

Lucio Corsi, l'underdog che mette d'accordo tutti

Cantautore a sorpresa nelle top 5 delle prime 2 serate a Sanremo

SANREMO, 13 febbraio 2025, 18:33

Redazione ANSA

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(dell'inviata Claudia Fascia) L'underdog con la chitarra a tracolla che nessuno ha visto arrivare. Lucio Corsi, la sorpresa del festival, l'alieno atterrato sulla terra sanremese, l'anticonformista per attitudine. Ma solo per chi non lo conosceva. Se non ha stupito più di tanto la sua presenza nella cinquina della prima sera del festival, con il solo voto dei giornalisti della sala stampa, ha spiazzato (in positivo, sia chiaro) il bis nella seconda sera, quella in cui il voto era aperto a Televoto e Giuria delle radio.
    Stupisce non perché il 31enne artista toscano non se lo sia meritato con il suo brano Volevo essere un duro. Tutt'altro.
    Gavetta (il primo disco è di 10 anni fa, i live nei piccoli locali di Grosseto e dintorni da ancora prima), bravura, originalità, lo stile unico sono le chiavi che evidentemente lo hanno premiato. Sorprendendo un po' anche lui. "Sono incredulo, non sapevo cosa aspettarmi, ho vissuto Sanremo come un salto nel vuoto. Di solito ho quella paura che poi si trasforma in energia, ma non stavolta", è stata una delle prime dichiarazioni a caldo di Corsi, che aveva "paura" di non ricordare le parole, "come mi succede spesso nei concerti ma qui non era il caso".
    Altro che pensare alla top five, doppia per altro. Sui social scrive: "Ma votate chi vi pare tanto la musica non è una gara".
    Sanremo come risarcimento ai tanti anni di lavoro duro. "Non so.
    Io non ho chissà quali pretese se non quella di suonare il più a lungo possibile con la mia band".
    Nel frattempo, in attesa che il festival faccia il suo corso, si è già portato a casa il premio Assomusica per la Migliore Esibizione Live di un artista rivelazione della manifestazione, un riconoscimento che celebra l'originalità, il talento e la capacità di emozionare dal vivo.
    Il volto dipinto di bianco, i costumi eccentrici sul fisico minuto, la sensibilità tipica dei cantautori, Lucio Corsi si presenta come un novello David Bowie, un moderno Marcel Marceau, un Renato Zero 2.0. "Ho deciso che volevo fare il cantante dopo aver visto The Blues Brothers all'asilo, grazie a mio papà. John Belushi e Dan Aykroyd erano come supereroi che non si fermavano davanti a niente. Mi sono detto: 'Voglio essere così anch'io' - ha raccontato l'artista, che il 21 marzo pubblica il nuovo album che porta il titolo del brano in gara a Sanremo -. La mattina dopo scrivevo il mio nome sulle dita come facevano loro. Mi mettevo i calzini per scivolare sul pavimento come Elwood, Una volta sono caduto e mi sono aperto il mento: per colpa loro ora ho una cicatrice", ha scherzato, in quota riserva indiana, ovvero quella dei cantautori, quest'anno tornati prepotentemente in gara. Oltre a lui, Francesco Gabbani, Brunori SAS, Simone Cristicchi. "È una bella cosa, che ce ne siano così tanti. Anzi, sarebbe bello che il premio Tenco avesse la stessa luce, la stessa rilevanza di Sanremo: due grandi eventi per la musica italiana".
    Controcorrente di natura, ha fatto una scelta inaspettata anche per la serata delle cover, cantando Nel blu, dipinto di blu con Topo Gigio. "Topo Gigio mi ha insegnato come non diventare una marionetta, come fare a tagliare i fili di chi ti vorrebbe far muovere a suo piacimento".
   

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