(dell'inviata Claudia Fascia)
L'underdog con la chitarra a
tracolla che nessuno ha visto arrivare. Lucio Corsi, la sorpresa
del festival, l'alieno atterrato sulla terra sanremese,
l'anticonformista per attitudine. Ma solo per chi non lo
conosceva. Se non ha stupito più di tanto la sua presenza nella
cinquina della prima sera del festival, con il solo voto dei
giornalisti della sala stampa, ha spiazzato (in positivo, sia
chiaro) il bis nella seconda sera, quella in cui il voto era
aperto a Televoto e Giuria delle radio.
Stupisce non perché il 31enne artista toscano non se lo sia
meritato con il suo brano Volevo essere un duro. Tutt'altro.
Gavetta (il primo disco è di 10 anni fa, i live nei piccoli
locali di Grosseto e dintorni da ancora prima), bravura,
originalità, lo stile unico sono le chiavi che evidentemente lo
hanno premiato. Sorprendendo un po' anche lui. "Sono incredulo,
non sapevo cosa aspettarmi, ho vissuto Sanremo come un salto nel
vuoto. Di solito ho quella paura che poi si trasforma in
energia, ma non stavolta", è stata una delle prime dichiarazioni
a caldo di Corsi, che aveva "paura" di non ricordare le parole,
"come mi succede spesso nei concerti ma qui non era il caso".
Altro che pensare alla top five, doppia per altro. Sui social
scrive: "Ma votate chi vi pare tanto la musica non è una gara".
Sanremo come risarcimento ai tanti anni di lavoro duro. "Non so.
Io non ho chissà quali pretese se non quella di suonare il più a
lungo possibile con la mia band".
Nel frattempo, in attesa che il festival faccia il suo corso,
si è già portato a casa il premio Assomusica per la Migliore
Esibizione Live di un artista rivelazione della manifestazione,
un riconoscimento che celebra l'originalità, il talento e la
capacità di emozionare dal vivo.
Il volto dipinto di bianco, i costumi eccentrici sul fisico
minuto, la sensibilità tipica dei cantautori, Lucio Corsi si
presenta come un novello David Bowie, un moderno Marcel Marceau,
un Renato Zero 2.0. "Ho deciso che volevo fare il cantante dopo
aver visto The Blues Brothers all'asilo, grazie a mio papà. John
Belushi e Dan Aykroyd erano come supereroi che non si fermavano
davanti a niente. Mi sono detto: 'Voglio essere così anch'io' -
ha raccontato l'artista, che il 21 marzo pubblica il nuovo album
che porta il titolo del brano in gara a Sanremo -. La mattina
dopo scrivevo il mio nome sulle dita come facevano loro. Mi
mettevo i calzini per scivolare sul pavimento come Elwood, Una
volta sono caduto e mi sono aperto il mento: per colpa loro ora
ho una cicatrice", ha scherzato, in quota riserva indiana,
ovvero quella dei cantautori, quest'anno tornati prepotentemente
in gara. Oltre a lui, Francesco Gabbani, Brunori SAS, Simone
Cristicchi. "È una bella cosa, che ce ne siano così tanti. Anzi,
sarebbe bello che il premio Tenco avesse la stessa luce, la
stessa rilevanza di Sanremo: due grandi eventi per la musica
italiana".
Controcorrente di natura, ha fatto una scelta inaspettata
anche per la serata delle cover, cantando Nel blu, dipinto di
blu con Topo Gigio. "Topo Gigio mi ha insegnato come non
diventare una marionetta, come fare a tagliare i fili di chi ti
vorrebbe far muovere a suo piacimento".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA